Honestidade: o “mortal” caminhão de virtudes de Augusto Ruschi
Por Piero Angeli Ruschi – Fundador do Memorial Augusto Ruschi, Doutor e Mestre Biologia, especialista em beija-flores.
A honestidade de Augusto Ruschi foi atacada explicitamente por um único autor após o falecimento do Patrono. Subsequente à baixa repercussão do ataque, que recebeu o raso apoio de três autores, o Patrono vem recebendo hoje ataques menos explícitos dentro do meio acadêmico, sempre acompanhado de supostas defesas e elogios vulgarmente ventilados ao público geral – um “morde e assopra” que ataca “escondido” e assopra publicamente.
Resistindo à tentação de “dar nomes aos bois” e desmantelar esses ataques um a um agora mesmo, darei sequência ao tema focando o inspirador “icebergue” de Augusto Ruschi.
A honestidade como uma virtude, ou seja, como uma conduta de excelência, vai muito além da pratica de não mentir. Ser virtuosamente honesto requer grande disposição e esforço constante para buscar a verdade. E uma vez encontrada, a honestidade requer que a verdade seja honrada.
O embate contra o Governador Élcio Alves para defender a Reserva de Santa Lúcia é um icônico exemplo da virtude honesta de A. Ruschi. Na ocasião, o Patrono seguiu as normas jurídicas para manter o estado de preservação daquela área florestal apoiando-se em documentos verídicos e respeitando os envolvidos. Ao ver seu caminho frustrado pela decisão governamental desfavorável à preservação, A. Ruschi colocou em prática a sua promessa proteger a natureza firmemente, esbravejando com arma em punho sua convicção em ceifar a vida do então governador caso o atropelo prosseguisse. Mas essa demonstração de sua disposição para defender a natureza frequentemente cobre a real intenção do ato, que não era de matar. O ataque à vida do Governador foi, na verdade, uma forma de chamar atenção nacional ao caso para que a verdade daquele tramite jurídico intencionado a desmatar a reserva fossem divulgados.
Em outras ocasiões o Patrono remete sua aversão à desonestidade e à corrupção na esfera politica brasileira em seu tempo:
“Estou cansado de ver esse país metido em safadeza, um país onde nada ocorre com os ladroes de colarinho branco, nem com os predadores da natureza.”
Em nome do bem socioambiental, que o exemplo de Augusto Ruschi inspire todos combatentes da desonestidade e corrupção!
Onestà: il virtuoso percorso terreno di Augusto Ruschi
L’onestà di Augusto Ruschi è stata esplicitamente attaccata da un’unica persona, dopo il suo decesso. Seppur di bassa ripercussione, l’attacco è stato appoggiato da tre autori ed oggi, il nostro Patrono, sta un poco meno esplicitamente venendo attaccato dal mondo accademico, attacchi sempre seguiti da difese ed elogi – un “bastone e carota” che attacca di nascosto e sussurra pubblicamente.
Resistendo alla tentazione di “dar nome ai colpevoli” e smantellare questi attacchi uno ad uno, do solo seguito al tema mettendo a fuoco l’ispiratore dell’”iceberg” di Augusto Ruschi.
L’onestà come virtù, ossia condotta impeccabile, va ben oltre la pratica del non mentire. Essere onesti è una virtù che richiede grande disponibilità e sforzo costante nella ricerca della verità. Ed una volta trovata, l’onestà richiede che si faccia onore alla verità.
Lo scontro contro il Governatore Élcio Alves in difesa della Riserva di Santa Lúcia è un iconico esempio di virtù onesta di A. Ruschi. Nell’occasione, il Patrono rispettò le norme giuridiche per mantenere lo stato di preservazione di quell’area forestale appoggiandosi a documenti veritieri e rispettosi dei soggetti coinvolti. Al vedere la sua strada frustrata dalla decisione governativa sfavorevole alla preservazione, A. Ruschi mise in pratica la sua promessa di proteggere la natura con fermezza, inveendo, arma in pugno, con la sua convinzione di togliere la vita dell’allora governatore nel caso in cui la situazione non avesse preso una strada differente. Ma questa dimostrazione di intenti per difendere la natura spesso copre la reale intenzione del gesto, che di certo non era di uccidere. L’attacco alla vita del governatore fu, in realtà, una forma per attirare l’attenzione nazionale al caso, affinché la verità di quel mezzo giuridico intenzionato a tagliare la foresta fosse reso pubblico.
In un’altra opportunità il Patrono sottolinea la sua avversione alla disonestà e corruzione nella sfera politica brasiliana del suo tempo:
“Sono stanco di vedere schifezze in questo paese, un paese dove nulla accade ai ladri dei “colletti bianchi” , come predatori della natura”.
Il pensiero riportato sopra del Patrono può essere confermato dalla storia delle personalità invitate da lui stesso quando era direttore del Museo per visitare l’istituzione, rappresentando una grande diversità, da principi a comunicatori, ma raramente con politici.
Leggendo questa frase, ora, mi vengono in mente le occasioni in cui politici hanno visitato il Museo (l’attuale INMA) negli ultimi 38 anni. Chi sono stati? Saranno forse in liste di corrotti? Quali direttori del Museo li hanno invitati? Forse avevano qualche interesse politico? E ancor più importante: sarebbero stati ricevuti da Augusto Ruschi? In nome del bene socio ambientale, che l’esempio di Augusto Ruschi ispiri tutti coloro che combattono la disonestà e la corruzione.